Il culto dei gemelli tra gli Yoruba della Nigeria

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    Il culto dei gemelli tra gli Yoruba della Nigeria




    La popolazione Yoruba si è stanziata fin dall’epoca neolitica nella regione sudoccidentale della Nigeria. Oggi è stimata in circa 20 milioni di individui, suddivisi in due dozzine di sottogruppi, a cui corrispondevano, in tempo pre-coloniale, altrettanti regni e città-stato autonomi. Le tracce iniziali della loro arte sono datate agli inizi del secondo millennio, periodo in cui risalgono i famosi bronzi e terrecotte di Ife, la città sacra, ritenuta da loro il luogo di origine della specie umana.

    Anticamente, tra gli Yoruba, la nascita di gemelli era ritenuta una maledizione, poiché si riteneva che solo gente di bassa estrazione e reietti della società fossero capaci di partorire figli in coppia come fanno gli animali. Inoltre, si sospettava che l’evento fosse collegato anche a pratiche sessuali promiscue e multiple. Queste credenze portavano quindi alla soppressione dei gemelli subito dopo la nascita, per timore che emarginazione, disgrazie e sventure si accanissero sulla madre e su tutto il nucleo familiare.

    Poteri soprannaturali

    Ma intorno al primo quarto del XIX sec., queste credenze e consuetudini cruente cessarono in modo radicale, presumibilmente a seguito di un decreto del 1820 a firma del Re di Oyo, che governava su tutti gli Yoruba. L’infanticidio dei gemelli fu così proibito in tutto il territorio e la loro nascita venne accolta da allora come segno di prosperità e di benevolenza divina. Si instaurò così il culto dei gemelli, protetti anche dal dio del tuono, Shango. Dato che i gemelli erano ritenuti in possesso di un’anima in comune, in sostituzione di gemelli deceduti, si scolpirono statuette/simulacri di legno – per ristabilirne l’equilibrio spirituale – che furono chiamate Ere Ibeji. Ere significa “immagine sacra”, ibi invece significa “nato”, e eji “due”.

    In quasi tutte le società Yoruba, i gemelli venuti al mondo sono considerati in possesso di speciali doti spirituali e sovrannaturali. Se amati e trattati con il riguardo dovuto, si crede possano essere fonte di ricchezza e prosperità, così come, al contrario, si teme che generino disgrazie, sfortuna, malattie e perfino la morte nel caso di trascuratezza nei loro confronti. Solitamente coperti da continue attenzioni, essi ricevono il cibo migliore, doni, vestiti di pregio e feste rituali in loro onore.

    La scultura di una statuetta Ibeji, talvolta in denso legno di iroko, avveniva di norma su ordinazione della famiglia ad un artista, indicato dal sacerdote (babalawo) del culto di Ifa, che poteva eseguire l’opera secondo il suo stile, rispettando però i canoni distintivi del gruppo. Seguivano poi rituali specifici con sacrifici ed offerte molto simili in tutto il territorio. L’intaglio poteva essere di una coppia di figure lignee, oppure di una sola in caso di decesso di un solo gemello. Ciò evidenzia in modo significativo che non tutti gli Ibeji sono stati creati in coppia e che quindi la presenza di un singolo personaggio è in realtà completa di per sé dal punto di vista artistico-scultoreo.

    Statue viventi


    Gli Ibeji erano trattati dalla famiglia alla stregua di persone viventi e la madre si occupava della loro cura giornaliera. Essi venivano “nutriti” con offerte di cibo, lavati, vestiti, spalmati di una resina rossastra, abbelliti con indaco, caolino e anche addobbati con perle di vetro, cauri, bracciali e cavigliere di metallo. La cura quotidiana prolungata per decenni e il continuo sfregamento manuale, che levigava i contorni delle statuette, giungevano talvolta a cancellarne completamente i connotati.

    Sebbene le statuette Ibeji costituiscano entità memoriali di bambini morti nei primi mesi o anni di vita, esse sono sempre raffigurate come personaggi allo stato adulto e formato. Organi genitali e muscolature ben sviluppate, capigliature elaborate, arti inferiori ricoperti da pantaloni, grembiuli o vestiti da tuniche cerimoniali gli Ibeji non ricalcano le caratteristiche fisiche dei defunti, né pretendono di mostrare il loro ritratto materiale, ma in qualità d’icone ne simbolizzano l’idealizzazione spirituale.

    Un corpo di adulto

    Gli Ibeji rappresentano quindi figure umane complete, di altezza variabile media tra i 22 e i 28 cm, con alcuni esemplari che superano anche i 30 cm., in posizione eretta con mani lungo i fianchi o in qualche caso sul ventre, sostenuti da una base circolare, quadrata o trapezoidale. Alcuni si appoggiano direttamente sui piedi calzati da sandali. Gli Ibeji non appaiono quasi mai rilassati, ma sembrano essere tesi ad ascoltare le preghiere a loro inviate e ad agire di conseguenza, nel bene o nel male. Gli occhi globulari, grandi, sporgenti e miranti ad incutere timore, rappresentano la capacità di prevedere il futuro e di influenzarne gli accadimenti.

    Il corpo da adulto denuncia salute fisica e potenzialità a procreare e la testa di norma sovradimensionata rispetto alle loro proporzioni è segno di superiorità intellettuale. Fu l’esploratore inglese Richard Landers che per la prima volta, nel 1830, descrisse la presenza di figure intagliate in memoria di gemelli defunti nel villaggio di Ibeshe, nei pressi di Lagos. E la prima acquisizione ufficiale in Occidente di una coppia di statuette Ibeji avvenne nel 1854 da parte del British Museum.

    La loro classificazione

    Data la vastità e la moltitudine di Ibeji presenti oggi nei musei e nelle collezioni private mondiali, diversi studiosi hanno cercato di determinare la loro provenienza e classificarli in base alle loro caratteristiche. Si è potuto così stabilire con ragionevole certezza la loro attribuzione a numerosi ateliers di scultura e ad artisti ben conosciuti. Si possono citare, ad esempio, nella Nigeria sud-occidentale le scuole degli scultori Eshubiyi e Adugbologe, operanti nella città di Abeokuta, mentre nella regione di Awori, quella di Dadaolomo.

    Nella Nigeria centrale, nella zona di Ekiti, erano molto apprezzate le opere degli scultori Areogun, Bamgboye, Agbonbiofe e Olowé, mentre nella zona di Igbomina operava il famoso “Maestro degli Ibeji sorridenti”. Le peculiarità stilistiche che rendono gli Ere Ibeji diversificati nei tratti, determinano così una delle forme artistiche più affascinanti e attraenti della scultura e della vita africana.



    Gian Carlo Matta

    Questo articolo è un adattamento di alcune parti del libro Ere Ibeji Yoruba, scritto dall’autore in collaborazione con Vittorio Carini e Federico Carmignani per la collana Artes Africanae, edito da Gaspari Editore, Udine, 2009

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    Fonte




    Riferimenti bibliografici
    http://www.mondadoristore.it/Ere-ibeji-yor...ai978887541181/
    http://www.amazon.it/Santeria-Yoruba-Magia...a/dp/8488885717
    https://itunes.apple.com/it/book/yoruba-tr...492057937?mt=11
     
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  2. Armida
     
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    Ibeji noti come Ibeji , Ibeyí o Jimaguas in America Latina sono un Orisha . Sono assoggettati ai Santi Cosma e Damiano, noti anche come santi medici . Tra gli Yoruba, nella cultura, tali gemelli sono ritenuti esseri magici , e sono protetti da una divinità di nome Shango . Si narra che se un gemello devesse morire, avrebbe rappresentato la sfortuna per i genitori e la società a cui appartenevano . I genitori quindi commissionavano un babalawo a ritagliarsi un Ibeji per rappresentare il gemello defunto, e i genitori si prendevano cura della figura come se fosse una persona reale . A parte il sesso, l'aspetto degli ibeji è determinata dallo scultore . I genitori, come dice l'articolo, vestivano e decoravano gli Ibeji nella rappresentazione del loro stato , con abbigliamento a base di conchiglie , così come perline , monete e vernice . Le figure Ibeji sono ammirate dai collezionisti di arte tribale e molti di questi hanno fatto la loro strada nelle collezioni occidentali . La più grande collezione al mondo di Ibejis è al British Museum di Londra .

    Saluti.
     
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    Ciao Armida, considerando che questi oggetti sono investiti di un valore particolare per la famiglia che li possedeva, mi piacerebbe comprendere se possono esistere effetti per chi li detiene e/o se questi conservano una carica essendo "stati trattati" come vere e proprie persone , nonché rivestiti di perline o altro, derivanti sempre da una precisa ritualità.

    PS: sono molto colpita dallo "Yams", considerando che in Occidente ci si strafoga di cure ormonali per avere bambini :D
     
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  4. black_ghost
     
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    Un articolo molto interessante, non sapevo del collegamento con i Santi Cosma e Damiano.
    Costruire un simulacro in sostituzione del defunto è una pratica poi utilizzata anche in altre culture, come la Greco-Romana, mi chiedo se effettivamente non si creassero collegamenti tali da sostenere in qualche modo l'azione dello spirito del defunto, con i pro ed i contro del caso in relazione alle varie culture.
     
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3 replies since 22/6/2015, 22:28   143 views
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