Vietate le croci sopra le Chiese in Cina. Decine di chiese abbattute

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  1. Sara Lee
     
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    Cina. Vietate le croci sopra le chiese per normativa dell'autorità locale.
    Decine di chiese abbattute.


    cina-chiese-croci-demolizione-comunismo



    Milano 10 Maggio - La croce, simbolo del cristianesimo, turba i sonni delle autorità nella provincia cinese dello Zhejiang. Tanto da spingerli a scrivere una bozza di legge che ordina di ridimensionarle e non esporle sui campanili o in cima alle chiese cattoliche o protestanti. La notizia è stata presentata in modo apparentemente innocente dal Global Times, giornale del partito comunista cinese: «Il governo dello Zhejiang specifica le dimensioni delle croci sulle chiese».

    La direttiva è dettagliata: le croci debbono essere collocate sulla facciata del corpo principale della chiesa, non possono svettare su campanili o sui tetti; debbono essere di un colore che si fonda con quello della costruzione, non di uno che spicchi. E debbono essere piccole: non più di un decimo dell’altezza dell’edificio. Insomma, dovranno essere mimetizzate. Le autorità fanno anche sfoggio di democrazia, perché il giornale precisa che «sono benvenuti i commenti del pubblico entro il 20 maggio». Basta scrivere all’Istituto per il design e l’architettura dello Zhejiang. Il regolamento che vuole rendere poco visibili le croci, assicura il Global Times citando il documento, è mirato a «proteggere la libertà religiosa dei cittadini e a promuovere un’architettura scientifica e normativa».

    Il quotidiano conclude che la legge entrerà in vigore solo dopo la conclusione della consultazione popolare, ma subito ricorda che l’anno scorso decine di chiese cattoliche e protestanti nella provincia sono state demolite o hanno subito l’amputazione delle croci per violazioni dei piani regolatori. Secondo le autorità comuniste le costruzioni avevano «creato caos» e seguivano criteri di «vuoto lusso architettonico».

    La campagna contro chiese e croci troppo visibili è cominciata nel 2014 nella provincia orientale dello Zhejiang e nel suo capoluogo Wenzhou, noto come la «Gerusalemme della Cina» per le cupole che punteggiano (punteggiavano) il suo skyline e per il suo 15 per cento di cristiani (protestanti e cattolici) su nove milioni di abitanti. I rapporti nella zona erano stati abbastanza distesi negli ultimi anni, nonostante la distinzione tra la Chiesa patriottica controllata dal partito e quella «sotterranea» fedele al Vaticano. Poi a Wenzhou passò in visita il segretario provinciale del partito, Xia Baolong, uomo molto vicino al presidente Xi Jinping: pare che sia stato colpito dalla grande croce che spiccava sulla chiesa di Sanjiang, visibile in tutta la città e illuminata la notte. «Si vede troppo», avrebbe detto. Sta di fatto che i funzionari sottoposti subito scoprirono una violazione del piano regolatore e davanti alla chiesa di Sanjiang fu apposto il cartello «Demolizione».

    La vicenda è andata avanti per settimane, con i fedeli che a un certo punto costituirono una catena umana per cercare di fermare le ruspe. Inutilmente: il luogo di culto è stato abbattuto. E la stessa fine hanno fatto decine e decine di altre chiese, sempre con la stessa motivazione: troppo visibili, tanto da aver creato un caos urbanistico.

    In realtà, troppo visibile si sarebbe fatta la presenza della fede: il partito ha paura che la crisi ideologica della popolazione cinese apra le porte a Dio e ai «valori universali». Il numero dei cristiani in Cina, tra protestanti e cattolici, è stimato tra un minimo di 23 milioni e un massimo di 100, un dato che sfida ormai quello degli iscritti al partito comunista, fermo a 85 milioni.
    Lo scorso agosto erano stati convocati a Pechino pastori della Chiesa cristiana e studiosi di religione per comunicare una direttiva in base alla quale la fede cristiana dev’essere libera dall’influenza straniera e «adattarsi alla Cina», un giro di parole per ribadire l’ordine di obbedienza al partito .
    L’agenzia Ansa mercoledì scorso ha riferito che in Piazza San Pietro il Papa è sceso dalla jeep per abbracciare un gruppo di fedeli cinesi che sventolavano bandierine rosse e avevano un cartello: «Diocesi di Wenzhou». Probabilmente erano immigrati, perché dallo Zhejiang viene la maggior parte della comunità cinese residente in Italia . (Corriere Esteri)




    Fonte


    Vediamo di ricostruire un quadro della situazione.
    Approfondimento:
    Cina: pastore evangelico arrestato per essersi opposto alla rimozione della croce dalle chiese




    il prossimo, è un rticolo del maggio 2014

    Cina: il governo fa abbattere le croci dalle Chiese



    Il partito comunista cinese ha cominciato a rimuovere dalla sommità delle chiese le croci perché “troppo vistose”. È quanto accaduto nella provincia costiera di Zhejiang dove più di 200 persone inviate dal governo locale del distretto di Yuhang con l’aiuto di una gru hanno rimosso la croce da una chiesa protestante. “Non ci hanno neanche avvisato: sono arrivati e hanno demolito la croce in 20 minuti”, ha dichiarato il pastore Sheng al gruppo che monitora la libertà religiosa in Cina, ChinaAid. “Ci hanno detto che la croce è troppo vistosa e ce ne hanno fatto mettere una piccolina sulla facciata della chiesa. Hanno aggiunto che la rettifica della posizione della croce è stata comandata dalle autorità. Ma la croce non aveva bisogno di essere rettificata in alcun modo”. Nella Contea di Nanle (Henan) le autorità locali hanno arrestato di recente il pastore della chiesa e 20 fedeli protestanti, nonostante fossero cristiani “ufficiali”. Nonostante le aperture mediatiche, la verità è che l’ateismo è ancora un requisito necessario per entrare a far parte del partito e del governo e le religioni vengono tollerate se non interferiscono con i valori del comunismo. Non a caso il vescovo di Shanghai Ma Daqin è stato arrestato nel 2012, ed è tutt’oggi recluso, per aver annunciato il giorno dell’ordinazione che avrebbe abbandonato l’Associazione patriottica, il surrogato comunista della Chiesa cattolica. A un anno dalla nomina di Xi Jinping come nuovo presidente del paese e segretario del partito comunista, la repressione di ogni tipo di libertà in Cina è aumentata.

    Nel 1949 i comunisti presero il potere con Mao Tse-tung. Il regime maoista si professava apertamente ateo. Non era in pregiudizievole contrasto con la religione, purché si trattasse della religione “naturale”, cioè di quella cinese. In una prima fase del processo di creazione dell’uomo socialista, la religione tradizionale poteva anche essere tollerata. Ma non il cristianesimo che, per la sua origine straniera, veniva visto come una potenziale minaccia alla creazione della società socialista. Il cristianesimo fu quindi combattuto con ogni mezzo, sradicato ed estirpato dal tessuto sociale cinese. Le Chiese cristiane vennero accusate di essere conniventi con le potenze imperialiste. Vennero loro tolte tutte le proprietà, da quelle fondiarie a quelle immobiliari. La legge sulla riforma agraria collocò le comunità cristiane nel campo dei nemici di classe. Le chiese cristiane provarono a tendere la mano al regime. Nel maggio 1950 alcune personalità delle chiese protestanti formularono un “Manifesto cristiano”, in cui si dichiaravano favorevoli alla riforma agraria e proclamavano la loro estraneità alle potenze imperialiste. Nasceva il “Movimento delle Tre Autonomie” (autogoverno, autofinanziamento, autopropaganda). Zhou Enlai, capo del governo, approvò il manifesto. Poco più di un anno dopo il documento era stato sottoscritto da 400.000 cinesi, la metà circa di tutti i protestanti del paese. Nel novembre 1950 i cattolici del Sichuan settentrionale pubblicarono un “Proclama sull’indipendenza e la riforma”. Il regime fece pressioni per l’allineamento con il Movimento delle Tre Autonomie. Intervennero i vescovi cattolici, che rifiutarono ogni forma di distacco dalla Santa Sede. Il regime intanto procedeva nella chiusura di seminari, cattolici e protestanti, e nell’espulsione di missionari europei. Venne colpito anche l’impegno dei cristiani nell’aiuto agli orfani e nelle scuole.

    Tra il 1951 e il 1952 un’ondata di arresti e di esecuzioni sommarie attraversò il paese. Tra le centinaia di migliaia di vittime, vennero colpiti anche molti cristiani. Fu altissimo il numero delle persone imprigionate. Nella Cina maoista le forme di reclusione erano diverse. Nelle prigioni vere e proprie venivano inviati i condannati a morte (in attesa di esecuzione) o i quadri di partito caduti in disgrazia. La grande massa dei detenuti condannati per reati comuni scontava invece la pena nei campi di lavoro. Ce n’erano di due tipi: campi di lavoro forzato (chiamati in cinese laogai) e forme attenuate di deportazione come il laojiao e il jiuye. In quest’ultimo i lavoratori coatti avevano qualche libertà: potevano ricevere visite e sposarsi. La maggior parte dei cristiani veniva inviata nei campi di lavoro forzato. In teoria lo scopo della reclusione era far cambiare pensiero ai “rei” per farne socialisti modello e poi reintegrarli nella società. In realtà i condannati rimanevano chiusi nei campi per il resto della loro vita. Nel 1957 il Partico comunista creò l’Associazione patriottica cattolica cinese, una chiesa autonoma, nazionale, non in comunione con Roma. L’A.P. in teoria è indipendente. In realtà il Partito comunista cinese decide chi può essere ordinato sacerdote o vescovo, controlla i corsi di catechismo per bambini e adulti e quali devono essere i temi trattati. Da allora la situazione non si è sostanzalmente modificata. Secondo un rapporto sulla libertà religiosa in Cina realizzato da ChinaAid, nell’anno 2012 sono stati riscontrati 132 casi di persecuzione nel paese; 4.919 cristiani sono stati perseguitati, di cui 442 sacerdoti o pastori; 1.441 persone sono state imprigionate, di cui 236 sacerdoti o pastori; nove persone sono state giustiziate. Inoltre, 28 persone hanno subito pestaggi o torture.



    Fonte



    Riporto il tutto così come da fonte e rimando alla vostra attenzione attendendo un parere.




    Buona lettura :)

    Edited by Supernova82 - 11/5/2015, 14:39
     
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    Trovo normale che dopo l'ondata di cinesi instauratisi in Italia, alcuni di essi abbiano abbracciato la nostra cultura, essendo pieno di giovanissimi che non conoscono altro che lavoro; probabilmente l'abbraccio alla religione del nostro paese si traduce in un principio di occidentalizzazione culturale che la Cina desidera evitare. Hanno invaso e conquistato i nostri mercati e la nostra economia, non vogliono che si invertano le rotte.
     
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  3. black_ghost
     
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    Articolo interessante.
    Da una parte la cultura cinese mi piace, dall'altra la temo.
    Una cultura nella quale, ma potrei sbagliarmi, si esaltano gli eccessi in ogni campo:
    Troppo casti - troppo libertini
    Troppo ricchi - troppo poveri
    Massima industrializzazione nelle città - massima arretratezza nei campi
    ecc..
    Un popolo strano ^_^

    Nello specifico credo che il potere locale teme quello religioso non a livello di teosofia... non so se mi spiego.
    Teme lo "Stato Vaticano"
    Come giustamente osserva Supernova,, altro timore è lo scambio di tendenza che potrebbe fare (aprire gli occhi) al popolo cinese, (sarebbe meglio dire ad una parte di esso molto cospiqua su cui fonda l'intera economia di pochi potenti)

    A mio modesto parere, ovviamente :)
     
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    Inoltre trovo che ci possa essere un altro motivo, ben descritto dal seguente articolo:

    Fin dai tempi antichi, la Cina è conosciuta come l’ “Impero Celeste”. Non si riferisce soltanto alla forza e alla posizione della Cina come Regno di Mezzo dell’Asia orientale; comprende anche un significato più profondo, che descrive una terra dove divino e mortale una volta coesistevano. Si riferisce all’idea che le divinità, attraverso varie dinastie, trasmisero una cultura ricca e abbondante al popolo cinese.

    La cultura cinese è così ritenuta di “ispirazione divina” ed è l’unica cultura al mondo ad avere una storia documentata continuamente da 5.000 anni. Ha lasciato alle spalle innumerevoli classici letterari, documenti storici, cimeli culturali e archivi nazionali che ne riflettono la sua immensa portata.

    Si ritiene che la cultura cinese sia iniziata con l’Imperatore Giallo, oltre 5.000 anni fa. Egli era un coltivatore del Tao (o della Via), e si dice che avesse grande potere e saggezza. Insegnò ai suoi discepoli come vivere in accordo con la Via celeste. Antiche leggende cinesi parlano di come varie divinità passarono agli umani gli elementi culturali essenziali. Ad esempio: Cangjie creò i caratteri cinesi, Shennong insegnò l’agricoltura e Suiren rivelò l'uso del fuoco.

    Le tre religioni cinesi, Confucianesimo, Buddismo e Taoismo, sono state la base dei 5.000 anni di civilizzazione cinese. Il pensiero taoista, considerato la sorgente della cultura cinese, fu insegnato in modo sistematico da Lao Zi oltre 2.500 anni fa nel suo libro Dao De Jing (Tao Te Ching). Il libro parla della misteriosa Via dell’universo, che lui chiama il Tao.

    Il Confucianesimo enfatizza un codice morale per il governo, la famiglia e la condotta individuale. Gli insegnamenti di Confucio (551 a.C. – 479 a.C.) furono i principi guida per quasi ogni dinastia cinese a partire da quella degli Han (206 a.C. – 220 d.C.). Tutti quelli che volevano diventare dei funzionari dovevano passare l’esame di servizio civile che verificava, in modo completo, la loro dimestichezza con i classici di Confucio e valutava il loro codice morale.

    Nel 67 d.C., il Buddismo entrò in Cina dall’India antica. L’accento da esso posto sulla salvezza personale e sulla meditazione ebbe un profondo effetto sulla cultura cinese, che è durato fino ad oggi. Fu durante la dinastia Tang (618–907) che le tre religioni di Confucianesimo, Buddismo e Taoismo raggiunsero il loro picco, durante un’era spesso vista come l’apice della civilizzazione cinese.

    Sotto l’influenza di queste fedi, la cultura cinese ha prodotto un ricco e profondo sistema di valori. I concetti di “uomo e natura devono essere in equilibrio”, “rispetta i cieli per conoscere il destino di qualcuno” e le cinque virtù cardinali di benevolenza, rettitudine, decoro, saggezza e lealtà (ren yi li zhi xin) sono tutti prodotti degli insegnamenti di queste tre religioni. Questi principi si sono manifestati costantemente nei 5.000 anni di storia della Cina



    Fonte

    Il tentativo, cioé, che il cattolicesimo - o meglio, la religione dello Stato Vaticano, - non si sostituisca gradualmente a 5000 anni di storia religiosa. Vorrebbe dire offuscare una concreta autenticità , fatta di tradizioni che per molti versi ci restano incomprensibili ma che per loro sono importantissime..equivale a dire perdersi. O forse vorrebbe dire perdere qualcosa che li trascende e che fino a due secoli fa hanno mantenuto intatto. Tuttavia, entrare nel grande gioco delle potenze economiche e dominare i commerci di qualsiasi posto o quasi nel mondo, avrà pure un prezzo da pagare e questo si traduce con la perdita della propria identità, ora che la loro lingua per molti non è nemmeno più un ostacolo.

    Quanto saranno disposti a rinnegare le proprie fondamenta per conquistare il potere economico di tutto il mondo?

    Abbattere le croci perché "troppo vistose" è un chiaro segno di questo sentore!
     
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  5. black_ghost
     
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    Interessanti osservazioni :)
     
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4 replies since 10/5/2015, 18:51   65 views
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