Sant'Andrea e la croce decussata

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    Sant'Andrea e la croce decussata





    Sant'Andrea

    Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro.

    Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”". Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”, ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20).
    Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi. La risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.
    La Scrittura, poi, non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi (ossia non canonici). Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L. A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X, quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.
    Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli, ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata), il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.


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    La reliquia del frammento della testa di Sant'Andrea, Skete di S. Andrea, Karies, Monte Athos (fonte)




    Il capo di Sant'Andrea, nell’ambito delle celebrazioni dell’VIII centenario (1208 – 8 Maggio – 2008) della traslazione delle reliquie dell’apostolo S. Andrea da Costantinopoli ad Amalfi, presso la parrocchia di San Pietro a Siepi






    La reliquia della croce di Sant'Andrea esibita a Kiev, nella Cattedrale di Cristo il Savatore, in occasione del 1025esimo anniversario del Battesimo della Rus, il 28 luglio 2013. La croce è partita da Patrasso.



    La croce

    La croce di sant'Andrea (in latino: crux decussata) è un tipo di croce con i bracci posti in diagonale, «a X», e non perpendicolarmente. Il nome deriva dalla forma della croce che, secondo quanto la tradizione martirologica tramanda, fu usata per il martirio di sant'Andrea apostolo. Il nome di questa croce nei testi antichi è decussata, sia perché somiglia ad una croce greca invertita, sia forse anche dalla sua rassomiglianza con il decussis: X, segno per il numero 10 in latino; è detta “di Sant’Andrea" perché fu quella del supplizio di questo discepolo di Gesù che, fissato senza chiodi, vi morì dopo due giorni.

    Il segno X simbolizza la luce, la luminosità, l'illuminazione, l’irradiamento (dalla sua grafica);
    X, che vale 10 in latino può vedersi come la giunzione di un V (discesa celeste) e di una Λ (elevazione terrestre), da cui forse la sua presenza discreta in alcune chiese o sulle loro pareti:

    "La croce di sant’Andrea è il grande simbolo della luce manifestata, che si indica dalla lettera greca x (khi), iniziale di parole greche come Cono, Crusos e Cronos, il crogiolo, l'oro ed il tempo, tripla incognita della Grande Opera. Questa croce , che ha la forma del nostro X , è il geroglifico, ridotto alla sua semplice espressione, delle radiazioni luminose e divergenti emanate da un focolare unico. Appare dunque come il grafico della scintilla. Si può moltiplicare l'irradiazione, è impossibile semplificarla maggiormente. Queste linee intersecate danno lo schema dell'ondeggiamento delle stelle, della dispersione radiante di tutto ciò che splende, illumina irradia. Quindi ne fa il sigillo, il segno dell'illuminazione e, per estensione, della rivelazione spirituale." (Nelly Foulcat)

    Per i matematici questo X misterioso rappresenta molte incognite, moltiplicate all'infinito.
    Il doppio movimento ascendente e discendente che si interseca tra due I, tale è la più grande immagine che si può proporre dell'Inizio, dell'equilibrio nello stesso tempo crescente e decrescente del manifestato e del suo riassorbimento nel Tutto.
    Quanto ai segni > < che si intersecano XX in un equilibrio fra terra e cielo, significano che solo l'equilibrio tra il fondo e la cima permette all'uomo caduto di ritrovare l'Uomo Primo,l’Adamo Kadmon,ed ecco il messaggio del sigillo di Salomone tra due triangoli invertiti e regolarmente intrecciati. Si rappresenta anche l'uomo che indica il cielo dalla propria mano destra e la terra dalla propria sinistra, per mostrare che l'uomo deve essere il ponte tra il cielo e se la terra


    Fulcanelli descrive questa croce: “Il X greco rappresenta la scrittura della luce con la luce stessa, la traccia del suo passaggio, la manifestazione del suo movimento, la dichiarazione della sua realtà. È la sua vera firma. Fino al dodicesimo secolo, non ci si fungeva da altro segno per autenticare le vecchie carte; a partire dal cinquecento, la croce diventò la firma degli illetterati. A Roma, si firmavano i giorni fausti con una croce bianca ed i nefasti con una croce nera. È il numero completo dell'Opera, poiché l'unità, le due nature, i tre principi ed i quattro elementi danno la doppia quintessenza, i due V, legati nel numero romano X, del numero dieci".

    In alchimia, la croce greca e la croce di Sant’Andrea hanno alcuni significati che l'artista deve conoscere. Questi simboli grafici, riprodotti su un grande numero di manoscritti, e che sono, in alcuni stampati, oggetto di una nomenclatura speciale, rappresentano, per i Greci ed i loro successori del medioevo, il crogiolo di fusione, che i vasai segnavano sempre con una piccola croce (crucibulum), indice di buona fabbricazione e di solidità provata. Ma i Greci usavano anche un segno simile per designare matras di terra. Sappiamo che si usava questo vaso alla cottura e pensiamo che, riguardo alla sua materia stessa, l'impiego ne doveva essere un pò diverso da quello del crogiolo.

    Il X traduce anche il sale ammoniacale dei saggi, o sale di Ammon, cioè dell'ariete, che si scriveva precedentemente con più verità armoniac, perché realizza l'armonia, l'accordo dell'acqua e del fuoco, che è il mediatore per eccellenza tra il cielo e la terra, lo spirito ed il corpo, il volatile e il fisso. È ancora il segno, senza altra qualificazione, il sigillo che rivela all'uomo, con alcuni lineamenti superficiali, le virtù intrinseche della prima sostanza filosofale. Infine, X è il geroglifico greco del vetro, materia pura tra tutte, ci garantiscono i Maestri dell'arte, e quella che si avvicina più alla perfezione.
    Il segno della croce, monogramma di Cristo di cui X di San’Andrea e la chiave di San Pietro sono due controparti di valore uguale esoterico, è questo segno capace di garantire la vittoria con l'identificazione certa dell'unica sostanza esclusivamente destinata alla fatica filosofale”.

    La Croce di Sant’Andrea è nel simbolsimo, l'equivalente del cardellino, rappresenta la vita, il sangue, l'immortalità. Il simbolo, adottato dai Templari che rappresentano un cavaliere allungato tirando la spada dal fodero con la mano destra, quest’ultimo mantenuto dalla mano sinistra ed avendo le due gambe incrociate in X, rievoca la croce di Sant’Andrea. Rappresenta anche il 29ième grado del rito massonico, cavaliere dell'ordine del cardo, grande scozzese del San Andrew della Scozia.

    Troviamo questo simbolo anche nella segnaletica stradale verticale, in cui la croce di sant'Andrea rappresenta un segnale di pericolo, relativo ai passaggi a livello sprovvisti di barriere o semibarriere.

    Quello a croce di sant'Andrea è anche un metodo di calcolo usato in chimica, relativo a modifiche di concentrazioni che si vogliono realizzare nelle miscele.

    Uno strumento analogo alla croce usata per il martirio dell'apostolo viene tuttora utilizzato in ambito BDSM, ma questo è altro argomento.






    PATRONATO: pescatori, Russia

    ETIMOLOGIA: Andrea = virile, gagliardo (dal greco)

    EMBLEMA: croce decussata, rete da pescatore

    FESTA LITURGICA: 30 novembre



    Fonti
    www.abbaziaeparrocchiedilucoliold.i...NT%27ANDREA.htm
    www.asianews.it/news-en/Thousands-o...drew-28543.html
    www.sanpietrodicava.altervista.org/...uiasandrea.html
    https://mospat.ru/it/2013/07/09/news88430/
    http://it.wikipedia.org/wiki/Croce_di_sant%27Andrea
     
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