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Pare che la grandiosa ed importantissima biblioteca in Alessandria d'Egitto abbia subìto danni totali o parziali più volte nella storia. Si parla, infatti, di un incendio nel 48 a.C in occasione della spedizione di Giulio Cesare in Egitto e le testimonianze scritte a seguito dell'avvenimento non riportano la prova di un atto doloso ma causato da un incendio che, sviluppatosi nel porto, avrebbe danneggiato la biblioteca. In questo primo caso, sei testimoni affermano quanto segue:
Seneca (49) afferma che furono bruciati 40.000 libri. Plutarco (c. 117) dice che il fuoco distrusse la grande Biblioteca. Aulo Gellio (123 - 169) riporta la notizia di 700.000 volumi bruciati. Cassio Dione Cocceiano (155 - 235) informa che furono incendiati i depositi contenenti grano ed un gran numero di libri. Ammiano Marcellino (390) scrive di 70.000 volumi bruciati. Paolo Orosio (c. 415) conferma il dato di Seneca: 40.000 libri.
Di tutte le fonti, Plutarco, nella Vite Parallele-Cesare, è l'unico che parla della distruzione della biblioteca riferita esplicitamente a Giulio Cesare.
Solo una parte dei libri in questo primo episodio, ovvero quelli depositati in magazzino, furono accidentalmente distrutti dal fuoco, perciò di fatto la biblioteca continuò ad esistere. Le distruzioni della biblioteca, accertate e documentate storicamente sarebbero due, la prima nel III secolo d.C. e la seconda nel VII secolo d.C. Secondo Franco Cardini: "«il corso più probabile degli avvenimenti secondo la critica storica, filologica e archeologica recente è questo: (…)
- 48-47 a.C.: primi danni, collaterali a un incendio che vide Giulio Cesare come corresponsabile; - III secolo: incendio della biblioteca. Successiva ricostruzione nel IV secolo. La biblioteca si arricchisce dei nuovi volumi della celebre scuola alessandrina. Il fondo tocca i 40.000 volumi. - 642: distruzione definitiva da parte degli arabi»
Nell'impero di Teodosio I (ovvero nel III secolo) vi erano interessi legati al diritto canonico, poichè l'imperatore fece del Cristianesimo la religione unica e obbligatoria da seguire in tutto il Sacro Romano Impero, e siccome Alessandria d'Egitto conservava libri di religioni differenti, da lui definite "saggezza pagana", ordinò di raderla al suolo per piegarla completamente al Cristianesimo. Quindi non vi sono misteri se non la semplice e unica smania di dominio che per tutti i secoli che si sono susseguiti tra Bisanzio, Costantinopoli, Alessandria d'Egitto e Roma hanno sempre corredato gli imperi di sanguinose guerre legate alla religione e al potere. Fonti più tarde narrano che nel 642 il generale Amr ibn al-As, comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l'Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria e i libri in essa contenuti su ordine del califfo Omar. Ci furono molte versioni in merito alla vicenda, ma alla fine dei conti si voleva affermare il Corano sul luogo e, di conseguenza, eliminare tutto quello che il Corano non menzionava nelle sue scritture.
CITAZIONE Ecco la spiegazione della prof di religione: La bibblioteca prese fuoco perché a quel tempo il fuoco era facile. Non è una frase del tutto errata, ma molto sbrigativa se si pensa che i motivi furono legati soprattutto all'affermazione della religione come dogma obbligatorio, all'epoca chi non si convertiva, in ogni caso veniva ucciso senza porsi troppe domande. Tu immagina che un giorno a casa tua, nel Lazio (cosa difficile visto che sei accanto al Vaticano ma prova solo a immaginarlo) di punto in bianco mentre torni da scuola incontri soldati che con bombe, fuoco e fiamme sono venuti a imporre la religione musulmana (o un'altra religione qualsiasi) e tu siccome sei immerso nella tua cultura hai un crocifisso al collo o per caso un Vangelo in mano o nello zaino perchè stai tornando dall'ora di religione (a prescindere dalle tue reali idee in merito alla fede). Se fosse stata quell'epoca saresti morto senza ombra di dubbio.
Ciao!
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