Il bardo

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    Il bardo



    Nella concezione buddhista tibetana la morte è un bardo, un 'periodo intermedio' in cui, grazie al distacco della mente dal corpo, diviene più facile fare esperienza della vera natura della realtà. Ci sono sei bardo, tre relativi all'esistenza presente e tre alla morte e alla rinascita: i bardo di questa vita, del sogno e della meditazione, e i bardo della morte, della dharmata e del divenire.
    Per molte persone il termine bardo ha significato che, nel momento in cui le apparenze di questa vita si dissolvono, ognuno di noi farà esperienza di visioni straordinarie e terrificanti in uno stato di esistenza disincarnato della durata di quarantanove giorni.

    I trattati indiani della tradizione dei sutra tradotti in tibetano, quali ad esempio il Tesoro dell'abhidharma di Vasubandhu, senza citarlo direttamente alludono ad esso:

    "C'è un livello di esistenza
    Esperito tra la morte e la nascita"


    La serie di insegnamenti tantrici sul bardo che troviamo nella letteratura tibetana è ancora più ricca: esponenti di tutti i quattro maggiori lignaggi del buddhismo tibetano -Sakya, Gelug, Kagyu e Nyingma - hanno composto trattati esegetici e istruzioni essenziali di varia lunghezza. Questi testi trattano dei diversi bardo e della loro classificazione.


    Sono presenti, essenzialmente, due scuole di pensiero:

    - vecchia: nascita, sogno, meditazione, morte, dharmata (o vera realtà) e divenire

    - nuova: il bardo naturale della nascita, il bardo doloroso della morte, il bardo luminoso della dharmata e il bardo del divenire (Tsele Natsok Rangdrol).


    Visto da una certa prospettiva, il bardo è un'esperienza che possiede una certa durata, con un inizio, un senso di continuità e una fine. La durata di questo intervallo può essere breve oppure molto lunga, come il lasso di tempo tra nascita e morte, o tra la nascita e il raggiungimento dell'illuminazione. Perciò, il bardo si riferisce a un momento di esperienza la cui durata è irrilevante.
    L'esperienza dello spazio vuoto tra la cessazione di un momento e il sorgere del successivo non è altro che il 'momento della verità' che determinerà la nostra direzione e la forma della nostra esperienza futura. In Tibet si dice spesso che in ogni momento siamo a un bivio.

    Se non siamo nel passato e non siamo nel futuro, dove siamo? Siamo nel qui e ora. Siamo usciti dal passato e ancora non abbiamo pensato al futuro. Da questo punto di vista, la morte avviene in ogni singolo momento. Ogni momento cessa, quella è la morte di quel dato momento. Un altro momento sorge, ovvero la nascita del momento successivo.
    Se riusciamo davvero a penetrare in questa esperienza, vi è un senso di non concettualità, di chiara consapevolezza priva di pensiero.

    È importante capire che gli insegnamenti sul bardo sono un ciclo di istruzioni completo. Da sole, le istruzioni sul bardo, sarebbero sufficienti per ottenere l'illuminazione in questa vita. Per applicarle con successo, è fondamentale sviluppare un'intima fiducia in queste istruzioni, avendo fede nel loro messaggio e così nel nostro cuore.


    Classificazione dei bardo
    In questi cicli di istruzioni, vi sono vari sistemi di classificazione degli insegnamenti sul bardo. Il sistema qui presentato è la classificazione completa - della vecchia scuola - , dei sei bardo.


    I primi tre, 'il bardo naturale di questa vita', 'il bardo del sogno' e 'il bardo della meditazione' , sono legati principalmente alle apparenze e alle pratiche di questa vita.

    Gli altri tre, 'il bardo doloroso della morte', il 'bardo luminoso della dharmata' e 'il bardo karmico del divenire' , sono legati alle apparenze e alle pratiche dello stato dopo la morte.

    Il bardo naturale di questa vita è l'intervallo tra il momento della nascita e il momento in cui incontriamo le condizioni che causeranno la nostra morte. Comprende tutte le nostre esperienze di gioia o di sofferenza e costituisce la base della pratica del cammino spirituale. Il bardo del sogno ha a che fare con l'intervallo che occorre tra il momento in cui ci addormentiamo e quello in cui usciamo dal sonno: quando le apparenze dello stato di veglia si dissolvono, vi è uno spazio vuoto nel quale le apparenze illusorie del sogno si manifestano; alla fine di questo stato le apparenze dello stato di veglia tornano nuovamente a essere percepite. Il bardo della meditazione si riferisce a quell'intervallo di tempo nel quale la mente dimora in uno stato di assorbimento meditativo, o samadhi. Durante questo lasso di tempo la nostra mente non è completamente asservita al potere della confusione che caratterizza la normale vita quotidiana.

    Il bardo doloroso della morte è l'intervallo tra il momento in cui incontriamo le condizioni che causeranno la nostra morte e il momento effettivo della morte. Durante questo periodo tutti gli elementi del corpo grossolano, del corpo sottile e della coscienza si dissolvono gradualmente nello spazio; si manifesta quindi la chiara luce della morte. Il bardo luminoso della dharmata è l'intervallo che inizia immediatamente dopo il momento della morte e che finisce quando entriamo nel bardo del divenire.
    Questo bardo viene chiamato così perché in quel momento la natura ultima della mente, la sua vera realtà, si manifesta in modo chiaro e vivido. In questo periodo le vuote ma luminose apparenze della pura natura della mente primordiale sorgono vividamente. Il bardo del divenire è l'intervallo che comincia subito dopo il bardo luminoso della dharmata e termina quando entriamo nel grembo della nostra futura madre.

    Nei bardo è sostanzialmente racchiusa la ricerca di sé stessi in modo dettagliato e, al contempo, perfetto.




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    Seconda parte. Padmasambhava - breve introduzione



    Tutte le pratiche che intraprendiamo in questa vita sono un modo per abituare la mente a stati positivi e per prepararci alle emozioni estreme e alle situazioni difficili di cui faremo esperienza al momento della morte e negli stati che la seguono.

    Sebbene il Buddha abbia dato molti insegnamenti su questo tema (insegnamenti che sono stati conservati nei sutra), le istruzioni sul bardo traggono la loro origine principalmente dai tantra, ovvero dagli insegnamenti del Vajrayana che vennero portati in Tibet dal mahasiddha indiano Padmasambhava nell'VIII secolo. Detto il 'secondo Buddha' e noto anche con il nome di Padmakara ( 'nato dal loto') o Guru Rinpoche (il Maestro Prezioso), egli trasmise questo ciclo di insegnamenti ad alcuni fortunati discepoli, impiegando un linguaggio chiaro e preciso. Dopo di che, sotterrò questi insegnamenti a Takhla Gampo per il bene delle generazioni future.
    Essi furono successivamente rivelati da Karma Lingpa, uno dei grandi maestri conosciuti come i 'rivelatori di tesori' o terton. Fu così che il lignaggio della pratica e della realizzazione fu continuato. Molti altri terton rivelarono in seguito insegnamenti supplementari dati da Padmasambhava e appartengono al lignaggio dei testi ritrovati, detti terma.

    Vi sono differenti tipi di terma:

    - alcuni vengono scoperti nel cielo
    - alcuni nelle acque
    - alcuni nella terra o nelle rocce.

    Altri, chiamati 'terma della mente' , giungono come esperienze visionarie.


    Per ciò che concerne l'attività di Padmasambhava in Tibet, vi sono diversi tentativi di datazione. Alcune fonti parlano del IX secolo.

    Possiamo considerare Guru Rinpoche come uno di quegli esseri straordinari che irrompono di tanto in tanto nella nostra dimensione ordinaria, mettendo a soqquadro le consuete credenze abituali e le concezioni rigide. Molti di questi esseri straordinari si sono manifestati all’unico scopo di portare beneficio agli esseri viventi, in accordo con la mentalità e la cultura del luogo e del tempo in cui sono apparsi (e in accordo con le predisposizioni karmiche degli individui).



    [continua...]

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    interessante :)
     
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    Terza parte

    Il bardo naturale di questa vita: solo illusione


    La vita ha una breve durata, di conseguenza, la mente innata, non riuscendo a riconoscere sé stessa, continua obbligatoriamente il suo viaggio. Qualsiasi stabilità mentale e visione profonda avremo sviluppato in questa vita, ci guiderà e ci sosterrà nell'attraversare i bardo della morte. Ugualmente, tutte le tendenze negative che non avremo ancora superato condizioneranno le esperienze di quel momento e diverranno un sicuro fondamento per la continuazione della sofferenza.

    Dal punto di vista buddhista, ogni volta che un essere nasce, ciò che nasce in realtà è la mente o coscienza individuale. La relazione che intercorre tra la mente e il corpo è la stessa che esiste tra un viaggiatore e una residenza temporanea. Siccome la durata della nostra permanenza in detta residenza è incerta, restiamo solo finché non scade il contratto di affitto. Alcuni padroni di casa saranno gentili e ci concederanno di rimanere ancora qualche giorno, ma dovremo essere pronti ad andarcene in ogni momento e a continuare il viaggio.

    Il primo dei "Versi radice sui sei bardo" dice:

    E MA
    In questo momento, quando ti appare il bardo di questa vita,
    Abbandona la pigrizia, non c'è tempo da perdere.
    Stabilisciti nel significato dell'ascolto, della contemplazione e della meditazione senza distrazione.
    Prendendo il sentiero di mente e apparenze, porta a compimento i tre kaya.


    Il primo bardo è il bardo naturale di questa vita, conosciuto anche come il bardo tra nascita e morte, l'intervallo naturale o anche il bardo del nascere e del dimorare. Attraversare la soglia di questo bardo significa che abbiamo cessato la nostra esistenza nel bardo precedente, il bardo del divenire. Il bardo naturale di questa vita inizia con la nascita, quando lasciamo l'utero materno ed entriamo in questa vita, e continua fino al momento in cui incontriamo le condizioni che causeranno la nostra morte, ovvero la condizione-causa fondamentale dell'abbandono del corpo.

    Questo bardo comprende tutte le apparenze che sperimentiamo dalla nascita, l'infanzia e l'età adulta fino al momento in cui incontriamo una condizione che pone fine a questo stato.

    Cosa si intende per apparenze?
    'Apparenza' è un termine fondamentale nella filosofia buddhista. Quando esaminiamo la nozione di apparenza dal punto di vista del nostro viaggio spirituale attraverso i sei bardo, consideriamo in particolare due cose:
    - la relazione della mente nei confronti delle apparenze
    - la natura della mente.

    Nel complesso, comprendere le apparenze che ci ruotano intorno conduce a una più profonda comprensione del come e del perché facciamo esperienza del mondo in questo modo. Ciò ci conduce o ci avvicina alla libertà; in fin dei conti, non è necessario continuare a soffrire e scoprire che, spesso, ci si costerni inutilmente, è un piacere. Oltre alla possibilità di porre fine alla sofferenza, si diventa certamente più svegli, saggi, compassionevoli e disposti a realizzare lo stato di illuminazione. Pertanto, noteremo anche che le apparenze hanno un carattere di temporaneità e mutevolezza, che vengono prodotte da cause molteplici e influenzate da una innumerevole varietà di condizioni, le quali sono esse stesse sfuggevoli, prodotte e influenzate a loro volta da altre cause e condizioni in una vera e propria danza.




    Supernova82


    [...continua]
     
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3 replies since 17/8/2015, 01:41   155 views
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