Il Verbo e il Simbolo - Il 'simbolismo' risale più lontano e più alto dell'umanità

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    Se si parte dal fatto che esso trova il suo fondamento nella natura stessa degli esseri e delle cose, che esso è in perfetta conformità con le leggi di questa natura, e se si riflette che le leggi naturali non sono, in fondo, che un'espressione e come un'esteriorizzazione della Volontà divina, tutto ciò non autorizza forse ad affermare ch il simbolismo è di origine non umana, come dicono gli Indù, o che il suo principio risale più lontano e più in alto dell'umanità?


    Il Verbo e il Simbolo



    Dagli insegnamenti di René Guénon, il simbolismo appare una forma adatta alle esigenze della natura umana, che non è una natura intellettuale, ma che ha bisogno di una base sensibile per elevarsi verso le sfere superiori. Purtroppo Descartes fece l'errore di stabilire - intellettualmente - una separazione radicale e assoluta tra anima e corpo o, meglio, una separazione che venne interpretata male. Per una pura intelligenza, nessuna forma esteriore è richiesta per comprendere la verità, e neppure per comunicare ad altre pure intelligenze ciç che essa ha compreso nella misura in cui si riesce a comunicare; ma non è così per l'uomo, per la media dell'uomo comune, soprattutto. Ecco perché sono necessarii simboli. In fondo, ogni espressione, ogni formulazione è già un simbolo che si traduce per essere emesso, trasmesso e concretizzato al di fuori del pensiero; di conseguenza, lo stesso linguaggio è un simbolismo. Non deve esserci opposizione tra l'impiego delle parole e quello dei simboli figurativi; questi due modi di espressione sarebbero piuttosto complemetari l'un l'altro (e del resto, di fatto, essi possono combinarsi, giacché la scrittura è originariamente ideografica e in certi casi, come in Cina, ha sempre conservato questo carattere). Il linguaggio è analitico e discorsivo, come la ragione umana, di cui esso è strumento proprio e di cui segue e riproduce il cammino con esattezza; al contrario, il simbolismo è una forma di sintesi totale, intuitivo e più adatto all' intuizione intellettuale, cheè al di sopra della ragione, la quale non va confusa all'intuizione inferiore, ahimé troppo spesso utilizzata anche quando non serve (l'interpretazione delle dottrine!)

    Se non ci si accontenta di constatare una differenza e si vuole parlare di superiorità, questa andrà attribuita al simbolismo sintetico, che apre possibilità di concezione veramente illimitate, mentre il linguaggio determina sempre dei limiti alla comprensione univoca. Pertanto la forma simbolica è necessaria a livello unilaterale, in quanto aiuta a comprendere più o meno completamente e profondamente la verità che rappresenta, secondo la misura delle proprie possibilità intellettuali. Così, le verità più alte, che non sarebbero in alcun modo comunicabili o trasmissibili con altri mezzi, hanno bisogno di simboli, i quali le manifestano in tutto il loro splendore agli occhi di chi sa vedere. Dovremmo dire che l'uso del simbolismo è una necessità? Bisogna precisare, anzi tutto, che qualsiasi forma di espressione è contingente e accidentale in rapporto a ciò che esse esprimono o rappresentano. Facendo un esempio, secondo gli insegnamenti degli Indù , una statua simboleggiante questo o quell'aspetto di una Divinità, è in realtà un supporto, un coadiuvante per la meditazione in relazione a quella data caratteristica della Divinità. Il cavallo dei testi vedici, simboleggia la possibilità per l'uomo di viaggiare più velocemente che in altro modo; riuscirebbe forse a raggiungere la propria destinazione, ma con molta più fatica. Così è dei riti e dei simboli: essi non sono necessari di una necessità assoluta, ma lo sono in certo modo di una necessità di convenienza, tenendo presenti i limiti della natura umana.

    Ma non basta considerare il simbolismo eslusivamente dal lato umano; per penetrarne la portata va esaminato anche dal lato divino, diciamo. Se si parte dal fatto che esso trova il suo fondamento nella natura stessa degli esseri e delle cose, che esso è in perfetta conformità con le leggi di questa natura, e se si riflette che le leggi naturali non sono, in fondo, che un'espressione e come un'esteriorizzazione della Volontà divina, tutto ciò non autorizza forse ad affermare ch il simbolismo è di origine Non Umana, come dicono gli Indù, o che il suo principio risale più lontano e più in alto dell'umanità?

    Secondo le prime parole del Vangelo di S.Giovanni, in principio era il Verbo. Il Verbo, il Logos è, al contempo, Pensiero e Parola; in sé, è l'Intelletto divino, che è il 'luogo dei possibili'; in rapporot a noi, si manifesta e si esprime per mezzo della Creazione, in cui si realizzano nell'esistenza attuale alcuni di questi stessi possibili che, in quanto essenze, sono contenuti in Lui da tuttta l'eternità. La Creazione è l'iopera del Verbo; essa è anche, e proprio per questo , la sua manifestazione, la sua affermazione esteriore; ed è per ciò che il mondo è come un linguaggio divino per coloro che sanno comprenderlo: Caeli enarrant gloriam Dei (Salmi, XIX, 2). Appunto perché Adamo ricevette da Dio la conoscenza della natura di tutti gli esseri viventi, egli poté nominarli (Genesi, II, 19-20); e tutte le tradizioni antiche, concordano nell'insegnare che il vero nome di un esserew non è che una sola cosa con la sua natura o la sua stessa essenza.

    Se il Verbo è il Pensiero all'interno e la Parola all'esterno, se il mondo è l'effetto della Parola divina proferita all'origine dei tempi, la natura stessa può essere presa come simbolo della realtà soprannaturale. Tutto ciò che è , basandosi come principio nell'Intelletto divino, traduce e rappresenta i principi secondo il suo ordine di esistenza e la sua maniera; e, così, da un ordine all'altro, tutte le cose si concatenano e si corrispondono per concorrere all'armonia universale e totale, come riflesso dell'Unità divina stessa. Tale corrispondenza è il vero fondamento del simbolismo ed è per ciò che le leggi di un ambito inferiore possono sempre essere prese per simboleggiare le realtà d'un ordine superiore, ove esse hanno la loro ragione profonda, che è nello stesso tempo il loro principio e la loro fine. Le moderne interpretazioni 'naturalistiche' delle antiche dottrine tradizionali, interpretazioni che rovesciano la gerarchia dei rapporti fra i diversi ordini di realtà vanno segnalati; ad esempio, i simboli o i miti non hanno mai avuto il compito di rappresentare il movimento degli astri, ma i principi metafisici del movimento di questi. L'inferiore può simboleggiare il superiore, ma non il contrario; del resto, se il simbolo non fosse più prossimo all'ordine sensibile di ciò che rappresenta, in che modo potrebbe svolgere la funzione alla quale è destinato? Nella natura, il sensibile può simboleggiare il soprasensibile; l'intero ordine naturale può, a sua volta, essere un simbolo dell'ordine divino; e, d'altra parte, se si considera l'uomo, non è legittimo direche egli stesso è un simbolo perché "è creato a immgine e somiglianza di Dio" <b>Genesi,I, 26-27 (e anche qui si rileva una aberante falla dell'immaginario collettivo, la quale autorizzerebbe l'uomo stesso ad accettarsi con tutti i comportamenti del caso, giustificandosi ed autorizzandosi per somiglianza di Dio!).
    La natura acquista tutto il suo significato solo quando si considera che essa fornisca un mezzo per elevarsi alla conoscenza delle verità divine, che è precisamente anche il compito essenziale che è riconosciuto al simbolismo.
    Ma ognuno mediti su queste parole, senza che altri enunciati continuino ad esemplificare, così come i simboli servono all'intelletto per raggiungere la verità.

    Concludendo, il Verbo divino si esprime nella Creazione, dicevamo, e questo è paragonabile, analogicamente e in proporzione, al pensiero che si esprime nelle forme (non c'è più motivo qui di fare una distinzione fra il linguaggio e i simboli propriamente detti) che lo velano e lo manifestano a un tempo. La Rivelazione primordiale, opera del Verbo come la Creazione, s'incorpora, per così dire, anch'essa nei simboli che si sono trasmessi di epoca in epoca a partire dalle origini dell'umanità; e tale processo è ancora una volta analogo, nel suo ordine, a quello della Creazione stessa. D'altra parte, non si può vedere, in questa incorporazione simbolica della tradizione della tradizione 'non umana', una sorta d'immagine anticipata, di 'prefigurazione' dell'Incarnazione del Verbo? E questo non permette anche di percepire, in una certa misura, il misterioso rapporto esistente fra la Creazione e l'Incarnazione che ne è il coronamento?



    a cura di Supernova82

    Riadattato alla comprensione da R. Guénon, Simboli della Scienza Sacra, cap. 2 - Il Verbo e il Simbolo - , Adelphi Ed.
     
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  2. black_ghost
     
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    Molto interessante.
    In pratica è l'idea del tutto quale pensiero manifesto di Dio, che risulta un pensatore.
    Un pensiero reso concreto, illusoriamente, da "ideogrammi" che neanche comprendiamo, tanto da essere noi stessi simboli manifesti di questo pensiero.
    Mi chiedo.. questa cosa che chiamo realtà e ricerco tanto assiduamente, non la troverei più facilmente non ricercandola ma capendola nel mio stesso essere quale parte di questo vstesso "sogno lucido"?
    Più facile a dirsi che a farsi.
    ...
    Soprattutto, se noi siamo parte del "pensiero" divino, del tutto, comunicare con il prossimo dovrebbe essere scontato senza emanare alcun simbolo in quanto tra me ed il resto numma separa le essenze, che definirei unica essenza.
    L'individualismo causa di un sacco di limiti ed errori.

    Devo riordinare le idee -.-"
     
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    Mi chiedo.. questa cosa che chiamo realtà e ricerco tanto assiduamente, non la troverei più facilmente non ricercandola ma capendola nel mio stesso essere quale parte di questo vstesso "sogno lucido"?

    Infatti la ricerca parte da sé stessi ;), la realtà avrebbe in parte la funzione di rispondere ai dubbi umani attraverso il riflesso degli stessi, poiché l'uomo è capace di plasmare il suo intorno a "immagine e somiglianza"! Quello che vediamo oggi, non è che lo specchio dell'umanità, del proprio interiore! Bello schifo no? Considerando che dentro gli uomini alberga questo disastro, come possiamo fidarci del proprio vicino e del nostro intorno considerando che tutto il mondo "piange", come dice la figlia di Zucchero Fornaciari? Lei voleva sapere perché :)

    CITAZIONE
    Soprattutto, se noi siamo parte del "pensiero" divino, del tutto, comunicare con il prossimo dovrebbe essere scontato senza emanare alcun simbolo in quanto tra me ed il resto numma separa le essenze, che definirei unica essenza.

    Noi siamo nati come parte del creato, ma il resto lo abbiamo fatto noi :) e lo abbiamo fatto, condividendo un'omologazione del pensiero e, di conseguenza, perdendo tutto il resto del potenziale ;)

    Siamo sempre lì...come la vuoi girare la solfa è sempre quella :)
     
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  4. black_ghost
     
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    Cito da un saggio detto orientale:
    "Non soffermarti a contemplare la bellezza di una stella... Perderesti la meraviglia dell'intero universo..."

    ;)
     
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    Concordo :)
     
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4 replies since 2/7/2015, 15:47   133 views
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