IL PETROLIO CHE ELIMINA CO2, ALTERNATIVA ALL’ENERGIA NUCLEARE

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    IL PETROLIO CHE ELIMINA CO2, ALTERNATIVA ALL’ENERGIA NUCLEARE



    Bio-Petrolio




    La crisi nucleare che si è aperta in Giappone dopo il terremoto e il successivo tsunami, causando diverse esplosioni nei reattori della centrale di Fukoshima ha messo sul tavolo del dibattito internazionale la fattibilità, la sicurezza e le opportunità offerte dall’energia nucleare.

    In questo contesto il dibattito generato non sembrerebbe contemplare un’alternativa a questo tipo di energia, che alcuni considerano erroneamente pulita. Pochi sanno che, attualmente è già cominciata la costruzione di un campo che genererà un tipo di petrolio di qualità eccezionali che potrà essere bruciato nella caldaia di una qualsiasi centrale elettrica. Le emissioni che si produrranno, saranno successivamente catturate per alimentare di nuovo i bioreattori, creando così il primo ciclo combinato che garantirà 0 emissioni, mantenendo gli stessi parametri di energia necessaria alla popolazione a cui serve la centrale, ma neutralizzando una tonnellata di CO2 per MW prodotto.

    I calcoli realizzati da Bio Fuel Systems,- riscontrati nell’impianto Blue Petroleum One-, dimostrano che per sostituire una centrale nucleare di 1000 MW, sarebbe necessario un campo biopetrolifero di 55 chilometri quadrati. Cioè, tutta la potenza nucleare installata in Spagna, 7.800 MW, può essere

    prodotta senza l’uranio e i suoi rischi, e con vari campi che, tutti insieme, avrebbero una superficie di 430 km2. Ma c’è ancora di più, perché il petrolio artificiale verrebbe prodotto con C02 come materia prima, il che significherebbe l’eliminazione di 65 milioni di tonnellate all’anno di emissioni attraverso la sostituzione dell’energia nucleare in Spagna per un’altra prodotta da CO2 . La differenza dei tradizionali impianti termici rispetto a quelli nucleari si trova nelle emissioni, perché per la produzione di 1000 MW di energia nucleare si supporta la tesi che quest’ultima non rilascia l’equivalente di CO2 prodotta dagli altri impianti.

    Bio Fuel Systems produce del petrolio artificiale con un avanzato sistema di conversione, un modello brevettato in cui dei bioreattori industriali, alimentati con C02, creano un habitat in cui le cellule specifiche lo assorbono in un processo naturale di fotosintesi per ottenere la biomassa da cui si elabora il nuovo petrolio che riduce le emissioni nocive.

    La missione della società pionera nella produzione di petrolio artificiale è la progressiva sostituzione del petrolio fossile che si consuma nel mondo. Questo infatti è la causa principale dei fumi che provocano l’effetto serra a sua volta relazionato alle catastrofi naturali generate dal cambiamento climatico. Inoltre parlare della sostituzione del petrolio, non riguarda solo veicoli, aerei o navi, ma anche tutto il settore industriale.

    I calcoli attuali di rendimento industriale, dimostrano che per ogni barile di biopetrolio prodotto vengono utilizzati 2.168 kg di CO2, di cui vengono neutralizzati 938 kg che, pertanto, non torneranno mai più in atmosfera. In questo modo, oggi possiamo dire e dimostrare che la riduzione della dipendenza energetica dell’Europa è una possibilità concreta e allo stesso tempo che si combatte il cambiamento climatico.

    UN IMPIANTO PILOTA NELLA SPAGNA MERIDIONALE

    Bio Fuel Systems, società internazionale che ha brevettato sistemi di conversione accelerata di CO2 in energia, ha lanciato sul mercato i primi reattori con cui viene effettuato il processo accelerato della formazione del petrolio. Con ciò si è raggiunto un momento storico nel campo della ricerca di combustibili per sostituire il petrolio fossile, perché la Blue Petroleum ONE, con sede ad Alicante, è il primo modello d’impianto industriale nel mondo che ottiene biopetrolio con le stesse caratteristiche del petrolio fossile.

    In termini molto generici, la tecnologia sviluppata da Bio Fuel Systems, accelera il processo di generazione naturale del petrolio da diversi milioni di anni a qualche giorno. Come il petrolio fossile anche il Blue Petroleum BFS richiede una notevole quantità di CO2 per la sua formazione,

    che in questo caso è catturata direttamente dal camino di industrie inquinanti e non andrà più in atmosfera . Così, per ogni barile di Blue Petroleum BFS si utilizzano 2.168 chili della CO2 antropica che genera l’effetto serra sulla Terra, dei quali 938 chili non torneranno mai più in atmosfera anche se il combustibile è raffinato come benzina e quindi utilizzato dai motori.

    L’impianto Blue Petroleum ONE è stato creato come un modello per campi biopetroliferi di grandi dimensioni che saranno veri e propri eliminatori di C02 industriale. Per ogni ettaro di bioreattori installato, si ottiene una produzione giornaliera di cinque barili di 159 litri, circa 42 galloni USA, che è lo standard per il barile Brent. Insieme al biopetrolio, BFS ha sviluppato un’altra linea di prodotti derivati di alto valore che garantiscono elevati rendimenti sui futuri campi biopetroliferi.

    La svolta tecnologica che BFS mette sul mercato dell’energia ci porta alla conclusione diretta che non vale la pena prendere un tale rischio elevato con l’energia nucleare per ottenere soltanto il 15% dell’energia elettrica mondiale, quando ci sono soluzioni alternative, ecologicamente sostenibili e rigeneratore del pianeta.


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  2. Arcadio.Rosacroce
     
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    Lo scenario che si prospetta sembra molto positivo (vedendo come finiscono le ottime idee quando si tratta di maggior tutela dell'ambiente direi TROPPO POSITIVO..!).Speriamo che il progetto vada avanti ma si prospetta,come sempre,lo scenario poco piacevole di campi e campi destinati alla coltura per la produzione di oli e derivati per uso NON alimentare,senza contare che la richiesta facilmente prevedibile in aumento esponenziale porterebbe ad una necessità pressochè NON PROCRASTINABILE dell'uso di sementi OGM per poter avere raccolti più frequenti e più "qualitatevoli".

    Mettendo a rischio la biodiversità...anche per il consumo umano...
     
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    Vedo delle belle risposte sul mercato anche nel campo automobilistico, mi fa ben sperare sulla presa di coscienza che determinate risorse, come il petrolio , non essendo infinite, non favoriscono di certo le aspirazioni dei potenziali acquirenti considerati i costi della benzina in relazione ad altri mezzi di spostamento.

    A parte questo discorso è positiva la scelta intelligente di studiare il come produrre e creare "mercato" attraverso soluzioni aventi un minimo impatto ambientale.
     
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  4. Arcadio.Rosacroce
     
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    Allora a questo punto puntare sull'elettrico...e sulle rinnovabili per ricaricare i mezzi...

    Ci ho avuto a che fare,eccome...ma ogni volta sentirsi dire che "non regge il confronto con quelle a benzina" è DI UNA LIMITATEZZA IMBARAZZANTE!.Ma pensano davvero che il primo quadriciclo motorizzato di Benz del 1886 fosse come le auto di oggi?O forse si inizia a studiare un nuovo campo e poi si migliora?

    No comment,certi giudizi sono a dir poco "ingiudicabili" :angry: :blink:
     
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3 replies since 29/8/2013, 20:36   19 views
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