Leggenda medievale - La colonna del diavolo

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    La colonna del diavolo


    Tanto tempo fa, durante un inverno molto freddo, nel quartiere più povero della periferia di Praga viveva un uomo a cui accadde un'incredibile avventura.
    Il poveretto si era recato nel bosco per raccogliere della legna, sperando di riuscire almeno a scaldare un po' la casa. Stava proprio attraversando il bosco immerso in questi tristi pensieri quando udì alle sue spalle scricchiolare le foglie sul terreno. Si voltò sospettoso, chiedendosi chi mai poteva avventurarsi nel bosco in quella gelida giornata.
    Vide allora che dietro di lui camminava un uomo avvolto in un enorme mantello nero orlato di pelliccia, con il volto seminascosto dal cappuccio e le mani dentro un manicotto.
    Quell'alta figura aveva in sé qualcosa di sinistro!

    Il poveretto, spaventato, affrettò il passo ma non riuscì a distanziare quell'oscura figura. Tanto valeva, allora, affrontare la situazione rivolgendogli la parola. Peggio di così non poteva andare! Si rivolse quindi all'uomo incappucciato chiedendogli cortesemente se avesse smarrito la strada e se poteva in quel caso essergli d'aiuto.

    L'altro lo guardò da dentro il suo scuro rifugio e gli rispose con un accento straniero: «No, io non sono uno che si perde facilmente. Ma voi piuttosto, con addosso quella vostra giacchetta, non avete freddo?».
    Al pover'uomo non parve vero trovare qualcuno a cui raccontare la propria angoscia e così sfogò tutta la sua amarezza e il suo dolore per quella vita piena di stenti e di sacrifici.
    «Vedete, anche ora non posso che raccattare un po' di legna, ma non so come sfamerò i miei figli rientrando a casa.»
    Lo straniero pareva interessato alla storia e annuiva di tanto in tanto pronunciando parole di comprensione.
    Quando il racconto giunse al termine vi fu un attimo di silenzio, durante il quale il povero si domandò se non fosse stato disdicevole andare a spiattellare tutta la sua miseria ma, come se gli avesse letto nel pensiero, la nera figura gli disse: «Avete fatto bene ad aprire il vostro cuore, penso di poter fare qualcosa per voi!».
    «Oh, ve ne sarei immensamente grato» rispose il povero, stupito e speranzoso per l'inaspettata proposta. «Naturalmente si tratta di un momento provvisorio, mi sdebiterò al più presto» si affrettò ad aggiungere.
    «Non ce ne sarà bisogno. Io ti posso donare la ricchezza, ma solo se in cambio mi darai quello che tua moglie avrà in mano quando tornerai a casa». E, così dicendo, il misterioso personaggio estrasse dal manicotto una penna insieme a un contratto bell'e pronto.
    “Che sarà mai!” pensò il povero. “Non possediamo nulla di prezioso: posso accontentare questa bizzarra richiesta senza perderci granché”. Prese la penna ma non sapeva dove intingerla. L'altro allora estrasse svelto dal manicotto un coltellino dal manico intarsiato e, con quello, praticò una piccola incisione sul braccio dell'uomo, usando il suo sangue come inchiostro.

    Sbrigata quella formalità, fece appena un gesto con il capo, si strinse nel mantello e scomparve tra gli alberi del bosco.
    Il nostro uomo non sapeva cosa pensare. Aveva sentito narrare di maghi benefici che si aggiravano in quei boschi..., forse ne aveva proprio incontrato uno. Ma quale fu il suo stupore e la sua angoscia quando, entrando in casa, la moglie gli andò incontro tenendo fra le braccia il loro ultimo nato. Un terribile presentimento gli attraversò come un fulmine la mente: l'uomo del bosco era forse il diavolo?
    Da quel momento effettivamente tutto volse al meglio e la fortuna entrò
    prepotentemente nella sua casa. Pareva che ogni occasione si trasformasse in maggior agiatezza per la sua famiglia. Ma lui non ebbe più pace. Si confidò con un vicino raccontandogli dello strano incontro e del dubbio che lo perseguitava.

    L'amico non sapeva che consigliare, pensò e ripensò finché una sera bussò alla sua porta e gli disse: «L'unica cosa che si potrebbe fare è quella di battezzare al più presto tuo figlio con il nome di Pietro. Il grande santo sicuramente lo proteggerà più di quanto ormai possiamo fare noi».
    E così fecero, ma questo non bastò per tranquillizzare il povero padre, che si sentiva terribilmente in colpa.
    Una notte san Pietro, preso dalla compassione, gli apparve in sogno rassicurandolo sul fatto che si sarebbe curato del piccolo. Non fosse mai che il diavolo potesse spuntarla con lui!
    Questo segno di benevolenza rassicurò il nostro uomo, ma non del tutto. Figurarsi quindi la sua gioia quando, diventato un ragazzo buono e intelligente, il figlio gli chiese il permesso di studiare in un convento per poter diventare sacerdote.
    «Certo il diavolo non si porterà via un prete!» ripeteva fra sé, non vedendo l'ora che il figlio celebrasse la sua prima messa.
    Il ragazzo si era dedicato allo studio con sincera devozione e buona volontà, così non tardò a prendere i santi voti e il giorno della sua prima celebrazione eucaristica fu finalmente fissato.
    Il padre era al colmo della felicità: ora quel ragazzo apparteneva a Dio e il diavolo non avrebbe mai più osato interferire.
    Per tutta la notte non aveva fatto che rigirarsi nel letto in attesa dell'alba, come se già l'apparizione della luce di quel giorno fosse una garanzia di salvezza. La mattina prestissimo si alzò e cominciò a prepararsi per la cerimonia quando, all'improvviso, il diavolo comparve per reclamare il suo credito.
    Il demonio era coperto dallo stesso mantello e sotto il cappuccio non si poteva scorgere che un bagliore rossastro.
    «Allora, dammi ciò che mi spetta!» ordinò perentorio con quel suo particolare accento.
    Al pover'uomo parve mancare il cuore, si aggrappò al bordo del letto per non stramazzare sul pavimento e cercò disperatamente le parole adatte per guadagnare del tempo.
    In quei pochi istanti di silenzio una gran luce si materializzò nella stanza e da essa prese forma san Pietro.
    «Non ti sembra di esagerare?» disse rivolgendosi al diavolo. «Tu pretendi l'anima di un uomo che sta per essere consacrato a Dio. Bada che la Sua collera sarà terribile!».
    «Ma che vai farneticando?» rispose svelto il Signore delle Tenebre. «Io sto solo esigendo ciò che mi spetta di diritto. Fra me e quest'uomo c'è stato un regolare contratto di cui io ho pienamente assolto i termini. Forse la correttezza non ha più alcun valore per te, mio caro Pietro?».
    San Pietro non si lasciò certo prendere alla sprovvista e, conoscendo quanto il suo antagonista fosse attratto dalle sfide, lanciò il suo guanto: «Beh, facciamo così: se tu riuscirai a volare sino a Roma e a portarmi qui una colonna della cattedrale che porta il mio nome prima che la messa di consacrazione al sacerdozio sia conclusa, allora potrai andartene con l'anima che reclami senza altre questioni».

    Il demonio non riusciva a sottrarsi al fascino di una scommessa e, inoltre, san Pietro dava a intendere che non sarebbe mai riuscito in quell'impresa, ma glielo avrebbe fatto vedere lui di cosa era capace! Così subito accettò.
    Mentre il diavolo volava alla volta di Roma, il giovane prete iniziava pieno di emozione la celebrazione della sua prima messa. Satana non dubitava della sua vittoria; anzi, pensò di prendersi gioco del santo sradicando una colonna della chiesa di Santa Maria in Trastevere spacciandola per una colonna della cattedrale di San Pietro.
    Ai santi però non la si fa così facilmente e San Pietro teneva d'occhio il viaggio del maligno, che nel frattempo si trovava già sopra Venezia con il suo pesante carico sulle spalle.
    Cosa fare? Con quella velocità sarebbe stato di ritorno a Praga certamente prima della fine della messa. Pietro pensò allora di rivolgersi a san Marco e farsi aiutare da lui.
    Le possenti ali del diavolo solcavano il cielo di Venezia come nuvole scure, mentre il sudore che gli scendeva dalla fronte cadeva sulla terra sotto forma di grossi chicchi di grandine.
    I veneziani scrutavano pensierosi il cielo prevedendo un'imminente tempesta.
    Anche il diavolo alzò gli occhi, sentendosi sferzare il corpo da un vento impetuoso e assolutamente imprevisto.
    Cosa stava succedendo? Si trovava nel mezzo di un vortice che lo trascinava sempre più in basso. Incredibilmente la sua forza non riusciva a contrastare l'uragano e, prima ancora che si rendesse realmente conto di quanto stava succedendo, la pesante colonna cadde in acqua con un tonfo spaventoso senza dargli il tempo di chiamare rinforzi dagli inferi. Il demonio fu preso da una rabbia incredibile, ma non poteva permettersi di perdere tempo. Si tuffò nelle acque della laguna e, fra sonore imprecazioni che tutti scambiarono per tuoni, riportò faticosamente la colonna in superficie. Se la caricò nuovamente sulle spalle e riprese il suo volo verso Praga.
    Sorvolò le Alpi e sentì all'improvviso un gran freddo. Anche se era il diavolo, ripescare quel pesante fardello di pietra gli era costato uno sforzo davvero notevole!
    Pensò allora di chiedere rinforzi alle sue schiere infernali, ma non voleva dare spiegazioni su quello strano viaggio. Intanto il freddo che lo attanagliava era sempre più pungente. Piccole perle di ghiaccio si formavano sulle grandi ali che diventavano sempre più pesanti. Suo malgrado, dovette fermarsi proprio in vetta a un'alta montagna. Posò stanchissimo il suo carico che rischiò di rotolare a valle. E con cura alitò su tutto il proprio corpo una spessa cortina di densi fumi che prontamente l'avvolsero in una calda barriera protettiva.
    Intanto, a Praga, il padre del giovane prete assisteva trepidante alla messa aspettando di udire, da un momento all'altro, lo sbattere di potenti ali in arrivo dalla lontana Italia.

    Preso dall'ansia, era già uscito dalla chiesa più volte per scrutare il cielo, suscitando un coro di disapprovazioni.
    Più lontano, protetto dal suo stesso alito, il diavolo era ripartito di gran carriera e ora veleggiava senza intoppi verso la città, sicuro di arrivare prima della fine di quella dannata messa.
    Infatti, ecco la chiesa!
    Mancavano solo pochi battiti d'ali e finalmente sarebbe stato là, quando il suo acutissimo udito percepì le parole di chiusura della funzione: «Ite, Missa Est!».
    La rabbia lo accecò. Non poteva crederci: san Pietro aveva vinto la sfida per pochi attimi!
    In preda all'ira, prese la colonna e la scagliò come una freccia proprio sulla cupola della chiesa. La grande volta fu letteralmente sfondata dal diabolico proiettile, che si frantumò con grande fragore in tre grossi massi e la terra tremò percorsa da un brivido. Satana questa volta aveva perso grazie alla bontà di san Pietro! Ma l'uomo sappia che la tentazione di fare un patto con il diavolo può portare a ben diverse conclusioni...


    Leggenda medievale



    Approfondimenti:
    Bellinzaghi, R. (cur), "Leggende Cristiane", Piemme
     
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  2. Vittorio Angera
     
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    E' proprio una storia a tutti gli effetti con tanto di lietofine :)
    Un giocare tra le parti che lascia pensare a un sordo divertimento.
    ... e la perdita ovvia del gioco da parte del cattivo, proprio quello che ci vuole per la povera gente, nient'altro di ciò che vuole sentir dire.

    Una puerile e magra consolazione che nasconde un sorriso sornione.

    Saluti.
     
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    eheheh, ha proprio l'aria di quello che la gente del tempo voleva sentire :D
     
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  4. Vittorio Angera
     
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    CITAZIONE (Supernova82 @ 29/11/2013, 23:14) 
    eheheh, ha proprio l'aria di quello che la gente del tempo voleva sentire :D

    ... ma credo che le cose non siano mutate. Anche di questi tempi il lieto fine o tutto quello che concerne un fattore che si risolva per il meglio viene sempre apprezzato rispetto al contrario.
    E' una cosa che c'è stata inculcata dalla nostra cultura oppure, cosa da non escludere a priori, intrinseca in noi esseri umani, una sorta di benevolenza che ci costringe in una determinata ottica e che quindi se fosse così sarebbe una specie di marchio di fabbrica.
    Però credo che anche l'altra faccia della medaglia abbia comunque, se non le stesse percentuali di casistica, una buona rilevanza nelle casistiche, cioè non sono necessari esclusivamente fattori positivi per l'esistenza della vita umana ma anche una sorta di bilanciamento da parte dell'altro piatto della bilancia in fattori negativi. Un ecesso di una cosa rispetto all'altra porterebbe ad un disequilibrio negativo.

    Saluti.
     
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    Sono d'accordo sulla tua considerazione, questa tendenza è dettata dal voler controbilanciare una sorta di quiete indotta alla perdita di controllo e, pertanto, nel voler scongiurare la scivolata nel panico ingestibile. Pertanto si adotta tale meccanismo perché l'essere umano è ancora troppo vulnerabile, e l'unico modo per mantenere una sorta di quiete in questa condizione è assecondare il suo pensiero in virtù delle sue paure.
    Esattamente come dici, l'altra faccia della medaglia è necessaria al mantenimento di un equilibrio. Male e bene sono due fattori necessari al bilanciamento della vita degli esseri umani, in quanto dalle azioni si determinano conseguenze importanti sia sul percorso terreno che dal punto vista spirituale.
    E anche dal punto di vista individuale, questi fattori a mio avviso tendono più da una o dall'altra parte, al di là delle esperienze di vita in cui ci si trova ad affrontare l'esperienza terrena. Quindi, esiste il male e il bene dalle stesse tendenze di male e bene di cui gli uomini colmano la terra. Quando l'ago della bilancia tende verso uno dei due fattori, gli eventi si assestano in modo da ristabilire un equilibrio che consenta il proseguire dell'esistenza terrena. Probabilmente anche le crisi storiche servono a questo.

     
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  6. Arcadio.Rosacroce
     
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    Storia carina,ma evidentemente una favola,tra santi,demoni e gesta inumane.E non potrebbe essere altrimenti vista la superstizione del tempo,ma aggiungo a riguardo che la cosiddetta "Colonna Del Diavolo" esiste davvero e viene così classificata quando ha a che fare con eventi paranormali o di non facile spiegazione,specie in luoghi già di per sè misteriosi.

    Appena trovo il libro trascrivo quanto detto a riguardo ;) .

    Quanto al buonismo dilagante quest'atteggiamento è una conseguenza del background culturale che ci ha trasmesso un'ottica di dubbio perpetuo,paura di perdere tutto quello che si ha (come se non si capisse che quello che si ottiene è conseguenza della consapevolezza che si ha dentro di sè e CHE NON SI PUO'PERDERE.) e via dicendo,tant'è che la superstizione e la paura,tutt'oggi,sono il migliore veicolo per permettere ai poteri forti di soggiogare i popoli.Passano i millenni ma la perdita di determinate paure viene comunque compensata dalla presenza di altre,non si va a riportare l'essenza della vita in un'ottica più positiva (almeno non nella cultura occidentale,la presunta "civile"...).

    Come sempre la favola buonista del "tutto è bene quel che finisce bene" non perde il suo fascino nè nei secoli nè tra le generazioni dell'uomo.
     
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5 replies since 29/11/2013, 22:41   63 views
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